Come scegliere una sonda :
Una buona sonda deve avere:
- Un diametro il più possibile ampio, cioè tra gli 11 e i 12 mm: in questo modo sarà più rigida e il rischio che possa deviare attraversando gli strati duri di una valanga sarà minore.
- una lunghezza minima di 240 cm: tutte le sonde di dimensione inferiore sono inadeguate. La lunghezza di 280 cm funziona nettamente meglio, ma il risultato migliore si ottiene con una sonda di 320 cm.
- un sistema di tensione con cavo o cordicella in Dyneema: il nylon è troppo elastico, e i segmenti della sonda rischierebbero di disincastrarsi nella neve, rendendola inutilizzabile.
- un sistema di tensione e di bloccaggio facili da azionare: bisogna poterlo fare con una certa facilità anche quando ci si sente indeboliti dallo stress e con le mani fredde.
- una struttura in fibra di carbonio o in alluminio di alta qualità.
- un sistema di bloccaggio del cavo semplice e veloce.
! tutte le sonde che devono essere messe in tensione per mezzo di una cordicella di nylon elasticizzato con un nodo da incastrare in una fenditura in cima alla sonda, fanno parte di quel materiale che andrebbe sostituito con altro più efficace, anche se viene usato solo in casi eccezionali. Se si desidera che il bloccaggio della sonda sia efficace con questo sistema, prima di partire per l’escursione bisogna assolutamente controllare che il nodo sia posto abbastanza indietro sulla cordicella. D’altra parte, la messa in tensione con questo sistema richiede molta forza per portare il nodo nell’apposita fenditura. Basta avere le dita fredde, essere in preda allo stress e/o avere poca forza o esperienza, e questa semplice operazione può rivelarsi drammatica. Basta una volta per rimpiangere amaramente un risparmio inopportuno…
Privilegiare le sonde che hanno una punta relativamente arrotondata… il pericolo di ferite alla vittima sarà così ridotto !
Allenarsi a montare la sonda al caldo può far risparmiare tempo prezioso quando ci si trova sul terreno. Con una mano si impugna la sonda dal cavo di bloccaggio, la si getta davanti a sé (senza mollare la presa!) e si spinge il primo elemento in cima alla sonda: i segmenti devono incastrarsi l’uno con l’altro da soli, come la paleria di una tenda. Una volta assemblata la sonda, non bisogna dimenticare di bloccarla prima di piantarla nella neve! Nelle esercitazioni succede spesso che i partecipanti, che non conoscono ancora bene la loro sonda, dimentichino di bloccarla, o la blocchino male: in questo modo la sonda riesce a penetrare solo una prima volta, poi quando il soccorritore cerca di estrarla rimane incastrata sotto la neve!
Quando ci si trova sul terreno, non bisogna mai posare la sonda per terra, ma conviene piantarla, perché tende a scivolare giù dal pendio. Se ci si deve spostare sul terreno con la sonda montata, non bisogna impugnarla nel mezzo, perché basta appoggiarvisi per deformarla irrimediabilmente. Conviene tirarla dietro di sé tenendola dall’anello del cavo, che serve anche a questo!
Localizzare con precisione una persona travolta solo con l’Arva è quasi impossibile, la sua posizione sotto la neve introduce un margine di errore che può essere ridotto con un sondaggio efficace.
Nel 2002 la guida Dominique Stumpert ha organizzato in Francia un’esercitazione che ha dimostrato l’importanza della sonda. Gruppi di tre soccorritori avevano il compito di localizzare su una superficie di 100 m x 100 m e disseppellire una “vittima” nascosta sotto 1 metro di neve. Al primo passaggio disponevano di un solo Artva e potevano scavare unicamente con mani e bastoncini; al secondo avevano l’Artva, la sonda, mani e bastoncini; al terzo l’Artva e una pala, e al quarto l’Artva, la sonda e la pala.
I risultati parlano da soli:
– solo Artva: circa 60 minuti;
– Artva + sonda: circa 51 minuti;
– Artva + pala: circa 27 minuti;
– Artva + sonda + pala: circa 15 minuti.
La differenza di tempo impiegato tra Artva + pala e Arva + sonda + pala è di 12 minuti. Usando la sonda si ha dunque il 24% di possibilità di sopravvivenza in più!
Non appena viene localizzata la distanza minima con l’Artva, si inizia a sondare, usando sempre i guanti per non congelarsi le dita e per riscaldare la sonda che, gelando a sua volta, diverrebbe inutilizzabile!
La sonda va sempre tenuta perpendicolare (90°) alla superficie della neve (cfr. schema).
Bisogna piantarla nel punto di minor distanza localizzato con l’Artva. Se non si tocca la vittima, contrassegnare il buco con la pala e fare un sondaggio a spirale con buchi distanti 25 cm, iniziando a monte. Non bisogna dimenticare che si sta cercando un corpo, e non soltanto un Artva! Una volta localizzato il corpo, bisogna assolutamente lasciare la sonda piantata, in modo che diventi un prezioso punto di riferimento sul terreno quando tira vento o nevica. In più, il travolto che si sentirà toccare dalla sonda ne sarà rassicurato.
In caso di soccorritori multipli : Se ci sono più soccorritori pronti ad iniziare la fase di scavo e il soccorritore principale sta effettuando la ricerca finale o il sondaggio in spirale, costui deve piantare immediatamente una sonda secondaria un metro a valle della localizzazione con l’Artva. In questo modo ci sarà abbastanza spazio per terminare la localizzazione definitiva con sondaggio con la sonda principale, ma nel frattempo gli altri soccorritori potranno iniziare a liberare la zona dalla neve. Non appena la vittima sarà stata sondata, il soccorritore dovrà togliere la sonda secondaria per permettere l’estensione a monte della zona a V di evacuazione.
Nel caso in cui la localizzazione con la sonda è impossibile (vittima troppo profonda) : Se la vittima non può essere localizzata tramite la sonda, il soccorritore dovrà piantare la sonda indicativamente un metro a monte del punto minimo di ricerca con Artva. Solo in questo momento, la neve sarà sfollata su le late. Mano a mano che la zona di scavo verrà liberata dalla neve, si potrà sondare nuovamente per localizzare precisamente la vittima. Durante il secondo sondaggio, il resto delle soccorritori viene sotto, iniziando il vero scavo a V.
Troverete altre indicazioni relative alla localizzazione e allo scavo in profondità nel capitolo relativo alla « localizzazione finale in cerchio »
Sondare e « toccare » la vittima è per il soccorritore un prezioso aiuto tanto psicologico quanto fisico. Sapere con precisione dove scavare permette di concentrarsi sul lavoro da fare ed essere più efficaci. Il toccare con la sonda fa guadagnare del tempo prezioso nello scavo – fino a 10 minuti per metro di profondità!
Dobbiamo purtroppo considerare anche il caso in cui la vittima ha il telefono, o qualsiasi altro oggetto metallico nella tasca anteriore della giacca, quindi proprio davanti all’Artva. L’influenza di un corpo metallico o magnetico ridurrà la portata in emissione dell’Artva, falsando quindi le distanze. Considerando ciò, se il soccorritore è solo e deve scegliere quale vittima soccorrere per prima, se si basa solo ed esclusivamente sull’Artva, senza usare quindi la sonda, rischia di prendere la decisione sbagliata…
La sonda può inoltre diventare l’unico modo che ci rimane per sperare di localizzare una persona dopo aver trovato il suo Artva ma non la persona stessa lì vicino. In effetti, può capitare che la vittima venga spogliata dalla valanga, e se l’Artva non è ben protetto dagli indumenti può essere strappato via… A quel punto, in attesa delle squadre di soccorso non rimane che effettuare una ricerca con la sonda, è meglio di niente! Si potrebbe anche partecipare al sondaggio con la squadra di soccorso, e se si ha già l’attrezzatura giusta si risparmierà tempo.
Per tutti questi motivi, la sonda deve sempre far parte dell’attrezzatura di tutti quelli che frequentano la montagna in inverno!